Oltre i limiti della “giurisprudenza creativa”

Oltre i limiti della “giurisprudenza creativa”

Oltre i limiti della “giurisprudenza creativa”

Il caso esaminato dalla S.C. è paradigmatico della tendenza di alcuni giudici di andare ben oltre i limiti di una pur positiva “giurisprudenza creativa” – utile affinché il diritto progredisca adeguandosi ai mutamenti del comune sentire e alle rinnovate esigenze individuali e sociali – per approdare invece sui lidi di una giurisprudenza “fantastica”, che non tiene conto neppure dei dati fattuali pur di affermare una “originalità” del tutto fuori luogo.
Il Tribunale di Roma, adito in appello avverso la pronuncia del Giudice di Pace, lo dichiarava inammissibile per tardività della proposizione del gravame. Ciò statuiva prendendo a base, non già la data di deposito della sentenza impugnata – così come inequivocabilmente prescrive l’art. 327 c.p.c. – bensì impropriamente ed illegittimamente attribuendo rilevanza esterna alla diversa (e precedente) data del deposito della minuta: è chiaro che, rispetto a questa, l’appello risultava proposto oltre il termine semestrale di cui alla disp. ult. cit.
Segnaliamo il caso, non tanto per una inesistente peculiarità della fattispecie, quanto perché siffatte fantasiose decisioni impongono poi alle parti un iter giudiziale di cui avrebbero volentieri fatto a meno, con evidente risparmio di tempo e risorse, sia per le parti stesse che per la collettività.
Buona lettura.

Cass. civ., 6a sez. civ., 1° agosto 2018, n. 20398